Una semplice mail: quando digitiamo, il nostro PC consuma energia; quando premiamo il tasto INVIA, il messaggio viene trasferito attraverso la rete, che a sua volta consuma energia. Verrà poi parcheggiato in qualche sistema cloud gestito da data center, i quali consumano energia. Spesso non pensiamo a tutti questi passaggi, vale quindi la pena chiedersi, quanto inquina un’e-mail?
La risposta tecnica è 19g di Co2. Ma a cosa corrispondono? Otto messaggi di posta elettronica emettono tanta Co2 quanto quella prodotta da un’auto che percorre 1 km. Ad esempio, un’azienda con 100 dipendenti, che inviano in media 33 messaggi di posta al giorno, produce all’incirca 13,6 tonnellate di Co2, equivalenti a 13 viaggi andata e ritorno Parigi-New York. Si stima che in Italia vengano inviate ogni giorno più di 64 milioni di e-mail: se tutti noi smettessimo di mandare una semplice e-mail con su scritto “grazie” risparmieremmo più di 16.433 tonnellate di Co2 all’anno, l’equivalente di 3.334 macchine a diesel che vagano per le nostre strade in un anno.
Con il nostro smartphone siamo ancora meno attenti. In Italia abbiamo più device mobili (circa 80 milioni) che persone (circa 60 milioni). Il solo ricaricare lo smartphone ha un impatto tutt’altro che indifferente: con l’energia elettrica utilizzata si potrebbero riscaldare più di 80mila case. Passando un’ora sui social o postando una foto si consumano circa 501 g di Co2 all’anno che, se moltiplicati per tutti gli utenti, corrispondono al consumo di un’auto che percorre 5,8 miliardi di km quasi pari alla distanza tra la Terra e Plutone.
Nelle imprese la situazione non è diversa: le emissioni generate dalla componente tecnologica sono pari a quelle di un Paese come il Regno Unito. Infatti, a dispetto di quanto si pensa, i device aziendali inquinano quasi il doppio rispetto ai data center.
Le imprese ancora faticano ad adottare soluzioni efficaci come il cloud: un sistema server locale di una piccola impresa consuma 300kwh, l’equivalente energetico di 100 appartamenti, il cloud invece consuma 30 volte in meno. Anche spegnere la telecamera durante una call porterebbe alla diminuzione del 95% dei gas serra emessi.
Negli ultimi vent’anni, la digitalizzazione è stata l’acceleratore dei principali processi economici: le opportunità e le sfide che le tecnologie 4.0 pongono al raggiungimento degli SDGs, individuano due aspetti chiave nella relazione tra la rivoluzione digitale e la sostenibilità: gli impatti ambientali delle nuove tecnologie e la sostenibilità come driver di sviluppo e di mercato. L’impatto dirompente della digitalizzazione può essere sfruttato per accelerare la transizione verso una maggiore sostenibilità e non diventare un ulteriore fattore di rischio per l’emergenza climatica che stiamo vivendo. Pensiamoci