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L’economia sociale per lo sviluppo del territorio, i nostri eventi al Festival di Trento

L’economia sociale per lo sviluppo del territorio, i nostri eventi al Festival di Trento

Dal welfare al turismo, dalle aree interne all'agroalimentare, la cooperazione a servizio delle comunità

martedì 28 maggio 2024

Il valore dell’economia sociale per lo sviluppo dei territori, soprattutto dei piccoli comuni e delle aree interne dove le cooperative riescono a organizzare servizi per rispondere ai bisogni della comunità. Questo è il tema principale che Confcooperative ha voluto affrontare al Festival di Trento, analizzandolo nelle sue diverse declinazioni settoriali.

In particolare nelle aree interne la cooperazione negli ultimi anni ha avuto il compito fondamentale di ricostruire una rete di servizi essenziali in aree marginali a rischio emarginazione.

Ne ha parlato il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini intervenendo a “Piccoli comuni che devono crescere, politiche per lo sviluppo dei territori”. «Sulle aree interne, negli oltre 5.000 comuni a rischio spopolamento, dobbiamo infrastrutturare risposte prima che sia troppo tardi. La cooperazione di comunità è lo strumento per riportare al centro non solo il territorio, ma le persone. Uno strumento che dà il senso delle cose. Mette insieme la gente di un territorio per gli interresse e i bisogni della comunità» ha detto Gardini. C’è lavoro per tutti, imprese, politiche, persone, comunità enti locali. Non penso solo alle strade. L’infrastrutturazione digitale diventa quasi più urgente del mantenimento di un fondo stradale: dove non arriva la fibra si resta esclusi da tutto. E poi c’è l’infrastrutturazione sociale. Perdiamo pezzi significativi di scuole, di assistenza, di welfare. Nei comuni con 800-90 abitanti nasce 1 bambino all’anno se va bene, ma gli ultra 65enni sono più della metà della popolazione. Cambiano bisogni e richieste che diventano emergenziali».

«A Pizzoferrato, sull’Appennino abruzzese, nasce la cooperativa di comunità Pizzoil per dare carburante al paese. Abbiamo bisogno della cura del controllo del territorio. In Romagna occorrono 8 miliardi e non si ritornerà come eravamo. Con 1 miliardo di consolidamento preventivo avremmo ridotto ampiamente il disastro che abbiamo vissuto» ha concluso Gardini.

«Ricomporre le fratture sociali, ridurre le diseguaglianze economico sociali. È questo il messaggio che portiamo al Festival Economia Trento. È un compito cooperativo riconosciuto anche dal Parlamento Europeo che riconosce alla cooperazione un ruolo da protagonista nell’ampio alveo dell’economia sociale». Ha detto ancora il Maurizio Gardini intervenendo a “Crisi delle leadership e declino dell’Occidente”.

Rispetto al declino dell’Occidente «L’Europa deve recuperare una nuova visione comune, con nuovi obiettivi, sviluppando una capacità di difendersi che non sia basata sul protezionismo. Declino che rischia di essere inevitabile. Tutte le stagioni della storia hanno avuto un apogeo e una crisi. L’Occidente e l’Europa in particolare è il continente della democrazia che si oppone ai paesi dei poteri assoluti».

«Si è rotto un equilibrio, ne va trovato uno nuovo. Il voto per l’Europarlamento dovrebbe rivedere la storia ripensando alla visione del Trattato di Roma del 1957. Possiamo contrastare il declino dell’Occidente anteponendo un’Europa migliore agli interessi nazionali».

L’economia sociale in questo senso rappresenta un modello fondamentale, come dimostrano le cooperative che erogano servizi di welfare. Lo ha evidenziato Stefano Granata, presidente di Confcooperative Federsolidarietà, intervenendo al panel “Terzo settore: la collaborazione tra pubblico e privato come leva di crescita” durante il quale ha approfondito il ruolo delle cooperative sociali, che hanno trovato la formula imprenditoriale ideale realizzare la propria funzione mutualistica e rispondere ai bisogni della collettività. «L’economia sociale è una nuova economia che nasce e che dovrà colmare il gap del vivere comunitario. I livelli di povertà a cui stiamo assistendo tolgono i punti di riferimento. Dobbiamo evitare che vengano escluse le persone. Noi abbiamo un patrimonio. Le cooperative aggregano capacità, entusiasmo, valori. Giocare un protagonismo nuovo attraverso l’economia sociale, questo è il nuovo terreno di gioco» ha detto Granata. «Motivazione e professionalità sono il filo conduttore dell’azione delle cooperative sociali – ha aggiunto Granata – peccato che è risultato conveniente perché costava poco. La PA ha camuffato le gare di appalto. Non si è costruita una coprogettazione, ma la PA ha costruito un trappolone. Noi dobbiamo pretendere di sederci con dignità a un tavolo di confronto con la Pa. Il lavoro del sociale non può essere retribuito meno di tutti. Servono competenza, professionalità, qualità».

La cooperazione culturale e turistica rappresenta invece una leva importante per lo sviluppo delle aree interne. Ne ha parlato la presidente di Confcooperative Cultura Turismo e Sport Irene Bongiovanni intervenendo al panel “Patrimonio Unesco, beni immateriali e ricadute sul territorio”. «Dobbiamo fare in modo che ci sia un sostegno che guardi alla durabilità dei progetti specie nelle aree interne – ha detto Bongiovanni –. Il 26% delle nostre imprese cooperative ha sede nelle aree interne e questo vuol dire che la cooperazione c’è già e che è pronta a fare la propria parte. Nei comuni con meno di 5.000 abitanti si è deciso di investire su imprese e start up che decidono di impegnarsi e investire in questi territori: aree interne, borghi in via di spopolamento. Preoccupa la fragilità finanziaria di queste imprese piccole, mono personali talvolta che si impegnano in percorsi di crescita e sviluppo sostenibile di questi territori. Manca però una strategia che guardi alla complessità dei settori della creatività italiana, bisogna puntare su un diverso rapporto tra pubblico e privato».

Dal punto di vista della coesione sociale il PNRR avrebbe potuto incidere di più, per ridurre le differenze e le disuguaglianze sul nostro territorio. «Il PNRR è la sfida del Paese, ma senza più le aspettative, il sogno, che avevamo di trasformazione radicale del Paese, ma solo di crescita Pil. È e sarà l’unica gamba che sostiene la crescita economica del nostro Paese per i prossimi due anni»ha detto Marco Venturelli segretario generale di Confcooperative intervenendo al panel "Osservatorio Pnrr, bilancio e prospettive".

«Il PNRR è stato pensato come leva keyensiana per costruzioni, grandi player e infrastrutture. Va bene, ma bisogna pensare alle PMI e alle aree interne. Si è pensato a investimenti per realizzare opere e strutture, ma resta il tema su come e chi gestirà questi servizi, in maniera duratura e sostenibile nel tempo, soprattutto in un periodo di finanze pubbliche scarse. I nuovi investimenti legati ai servizi alla persona (esempio infanzia e sanità territoriale) hanno un futuro nebuloso in termini di sostenibilità».

«Occorre un riequilibrio territoriale. Penso allo Zes. Fissare una soglia minima di investimento alla portata delle imprese dell’economia sociale: l’asticella dei 200.000 euro taglia fuori le microimprese delle aree interne e gran parte delle imprese sociali».

Con “Energia, comunità e lavoro: la nuova frontiera del mutualismo” Confcooperative poi ha acceso un riflettore sull’azione delle cooperative di comunità, dei workers buyout, delle comunità energetiche e dei negozi di montagna. Come rispondere ai bisogni della collettività di avere servizi e quelli del singolo di trovare occupazione. Raffaella Lorenzato, presidente della cooperativa Italian Fashion Design di Venezia un workers buyout nato da una crisi aziendale nel 2020, con i lavoratori che hanno rilevato l’impresa in default. Producono capi di alta moda venduti in Italia e all’estero. Recuperano talenti e know how sul territorio, mettono in rete lavori e maestranze che vanno perdendosi, contrastando il mismatch tanto dannoso per le imprese. “Punta dal mar”, è il brand scelto per la commercializzazione, perché rappresenta l’essenza di Venezia luogo congiunzione tra Occidente e Oriente e la sua storia commerciale, perché Punta dal Mar era il punto dove arrivavano le stoffe dall’Oriente. Dalila Bececchi, direttrice Famiglia Cooperativa di Ronzo Chienis (TN) ha evidenziato la funzione del punto vendita in un paesino delle valli trentine da 200 abitanti. Una congiunzione tra negozio e comunità dove non si fa solo la spesa ma è possibile ritirare i farmaci, prenotare visite e fare certificati anagrafici. Un presidio insostituibile che vince lo spopolamento. Christian Caneppele, presidente della Cooperativa energetica e di comunità Greenland (Lavarone - TN) la cui finalità è produrre benefici economici da rimettere in circolo sul territorio. Secondo uno schema di mutualità verso i soci e verso il territorio diventa la punta imprenditoriale più avanzata per reinvestire in un’area interna a 1300 metri di quota.

Con “Less waste, more food” Confcooperative ha analizzato il tema dello spreco di cibo e di come anche le imprese possano avere un ruolo importante per ridurlo. Ne abbiamo parlato con Luca Falasconi, professore di Politica agraria e sicurezza alimentare all’Università di Bologna, che ha evidenziato come a livello domestico lo spreco di cibo sia di circa 30 kg pro capite l’anno, con un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi 5 anni nei quali si era registrato un calo. Jutta Perkmann, responsabile Comunicazione e sostenibilità di VOG Products, ha raccontato come il consorzio che raggruppa 2 OP e 17 cooperative che producono frutta sia riuscito a ridurre la quota di spreco interno dal 22 al 16% grazie alle innovazioni di processo, collaborando con altre realtà di primo piano per far in modo che i prodotti non idonei alla vendita vengano trasformati e destinati comunque al mercato.