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Cooperare é un'impresa. Giovani cooperatori a confronto

Cooperare é un'impresa. Giovani cooperatori a confronto

Startup, export, welfare, servizi al territorio, workers buyout. La cooperazione fatta e vista da sei giovani cooperatori 

sabato 22 novembre 2014
Sei giovani cooperatori a confronto sul ruolo sociale ed economico della cooperazione. Si sono confrontati nell'ambito del Festival della Dottrina Sociale. Partendo dal libro "Cooperare é un'impresa" di Luigi Berzacola, presidente dei Giovani di Confcooperative Veneto, é stata la volta di Marco Ferri dell'area produzione lavoro di Bergamo si é soffermato sul peso della burocrazia "ci chiedono di certificare una per una le chitarre che vendiamo, ma poi cooperative fantasma e illegali indisturbate mettono fuori gioco le imprese che stanno legalmente sul mercato. Occorrono ispezioni mirate". 

Carlo Feletto, socio della cooperativa Vinaioli Veneto Friulani di Treviso. "Il km 0 é un fenomeno che va di moda, può andar bene per piccole vendite marginali, ma per remunerare il produttore e il conferitore occorre il kmillimitato. Cosa ne faremmo del 60% di vino che produciamo, ma non riusciamo a consumare in Italia se non lo destinassimo all'export? Così possiamo remunerare il lavoro del socio produttore".

Gianmaria Aldighieri, socio della Monscleda Lavoro cooperativa sociale di Verona ha evidenziato "il radicamento sul territorio e la capacità della cooperazione di rispondere da un lato ai bisogni di welfare della collettività, nei servizi di assistenza alla persona in un momento di arretramento del welfare pubblico, dall'altro al bisogno del singolo di trovare reddito e occupazione.

Chiara Laghi, cooperatrice nel settore culturale, tra le organizzatrici del Festival di Cultura Popolare di Faenza, "la cooperativa dove lavoro é nata prima di me e ci sarà dopo che sarò andata via. É il grande valore della cooperazione: radicata sul territorio per le future generazioni di soci".

Marina Rivolta, é tra i soci fondatori del "La Fucina" cooperativa sociale di Milano impegnata nel settore eventi e coworking "la cooperativa era nata da un'idea di giovani laureati. Non sapevamo cosa fare abbiamo pensato di metterci in cooperativa e inventarci dei servizi. Dieci anni dopo eccoci qui. Siamo ancora sul mercato".

Parlando degli strumenti con cui la cooperazione sta rispondendo alla crisi é emerso il tema delle startup e dei workers buyout. Per il primo esempio é intervenuto Andrea Mazzucchi, vicepresidente di Fattoriabilitá birrificio artigianale del bolognese "un esempio cooperativo che permette a lavoratori con disabilità di inserirsi nel mondo del lavoro e raggiungere con la dignità del lavoro la propria autonomia e realizzazione". Per i workers buyout Alessandro Micelli di Ravenna ha portato la testimonianza della sua cooperativa nata dalle ceneri di un'impresa in default. Nata grazie anche al sostegno di Confcooperative e di Legacoop, oltre che delle istituzioni di Ravenna, la cooperativa deve la nascita al coraggio degli ex lavoratori diventati oggi imprenditori di se stessi. Sono i primi a credere nello strumento cooperativo tanto da investire il proprio Tfr". É stata poi la volta d Giorgio Mion e Claudio Girelli, rispettivamente docenti di Economia Aziendale e Pedagogia all'Università di Verona hanno evidenziato il valore economico e sociopedagogico della cooperazione sul territorio. 

La chiusura della tavola rotonda, coordinata da Nicola Porro, conduttore di Virus e vicedirettore de Il Giornale, é stata affidata a Marco Venturelli, vicesegretario generale di Confcooperative che ha rimarcato due aspetti in particolare: il welfare del paese lo ha disegnato la cooperazione sociale 30 anni fa e la cooperazione continua a interrogarsi sui modelli, in divenire, rispetto alle esigenze, che la cooperazione sociale deve assumere per disegnare i modelli di welfare più adatti alle esigenze della collettività. Infine un misero alla concorrenza sleale delle false cooperative "la denunciamo da anni, continueremo a combatterla in futuro".