data 3 aprile il Gruppo
di Lavoro dell’Istituto Superiore di Sanità ISS Ambiente – Rifiuti COVID-19
ha pubblicato le Indicazioni ad interim sulla gestione dei fanghi di
depurazione per la prevenzione della diffusione del virus SARS-CoV-2 (Allegato
1).
Il documento - che è indirizzato
ai gestori del servizio idrico integrato, inclusi gli operatori degli impianti
di depurazione ed alle autorità ambientali e sanitarie che operano sul
territorio nazionale - descrive le modalità operative per la gestione dei
fanghi di depurazione e fornisce le
opportune raccomandazioni finalizzate a garantire la sicurezza della gestione
dei fanghi stessi (recupero, trattamento, smaltimento o riutilizzo) per la
prevenzione della diffusione del Coronavirus (SARS-CoV-2) e della trasmissione
dell’infezione (COVID-19).
Lo scenario di
rischio risulta riferito al possibile rilascio da soggetti con COVID-19 di
escreti liquidi e solidi infetti che, trasferiti alla fognatura attraverso gli
scarichi idrici di ambienti domestici e produttivi, sono collettati con le
acque reflue oggetto di trattamento in impianti di depurazione, con la
conseguente produzione, come materiali di risulta, di fanghi che potrebbero
causare esposizione professionale o generale a SARS-CoV-2, in funzione delle
diverse destinazioni d’uso.
Nel documento è
precisato, quindi, come l’origine delle acque reflue potenzialmente infette sia
riferita solo ad ambienti domestici e luoghi di lavoro, in quanto tutti gli
scarichi provenienti da complessi ospedalieri, case di cura, ambulatori,
laboratori di analisi mediche e simili, con particolare riferimento ad ospedali
specializzati per malattie infettive ed ai reparti infettivi degli ospedali sono
soggetti ad un obbligo di disinfezione prima dell’immissione in fognatura.
In generale, il
rischio di esposizione umana a microrganismi patogeni (batteri, virus e
parassiti), veicolati con le acque reflue ed associato alla depurazione ed al
trattamento dei fanghi viene stimato sulla base di criteri e controlli che
regolano, in particolare, il compostaggio, il recupero energetico o l’utilizzo
dei fanghi trattati in agricoltura. L’ISS sottolinea come, però, in letteratura,
d’altra parte, non si riscontrino linee guida riferite a valutazioni di rischio
specifiche per il virus SARS-CoV-2 in relazione alla produzione e gestione
fanghi di depurazione, citando solo la nota informativa recentemente diffusa
dall’OMS sui rischi da coronavirus nelle acque, incluse le acque reflue di cui
i fanghi costituiscono i materiali di risulta (Water, sanitation, hygiene
and waste management for COVID-19-Interim guidance 19 March 2020- Allegato
2).
Nel rinviare alla
lettura del documento ISS per l’analisi di dettaglio relativa alla possibile persistenza
del virus nelle matrici idriche e nelle acque reflue ed alle modalità di
trasmissione per via fecale-orale a seguito del rilascio del virus nelle acque
di scarico, si riportano, di seguito, le conclusioni e le raccomandazioni
indicate dall’Istituto con riguardo alle diverse possibili modalità di
trattamento e destinazioni di uso dei fanghi.
I tempi e le
temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di
trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
Le condizioni e
temperature di trattamento fanno ritenere irrilevante il rischio di
trasmissione dell’infezione da SARS-CoV-2.
La collocazione in
discarica va effettuata nel rigoroso rispetto delle norme di buona tecnica e di
igiene e sanità pubblica all’interno degli impianti e in tutte le fasi di
conferimento e utilizzo dei fanghi. In particolare:
-
la raccolta dei
fanghi presso gli impianti di depurazione deve avvenire con mezzi meccanici
idonei e nel rispetto delle condizioni igieniche per gli addetti a tali
operazioni e per l’ambiente, evitando la formazione di aerosol e polveri;
-
il trasporto dei
fanghi deve essere effettuato con mezzi idonei ad evitare ogni dispersione
durante il trasferimento ed a garantire la massima sicurezza da punto di vista
igienico sanitario.
I fanghi devono essere
applicati in linea con le buone pratiche agricole.
Per procedere a tale
pratica deve essere assicurato:
-
il trattamento di
stabilizzazione con calce, acido solforico, ammoniaca, soda o una combinazione
di questi,
-
la digestione
anaerobica (mesofila e termofila) o aerobica (mesofila e termofila),
-
la disidratazione
termica,
-
l’idrolisi
termica con temperatura superiore a 100°C per almeno 20 minuti,
-
la
pastorizzazione del fango liquido per un minimo di 30 minuti a 70°C o comunque
deve essere garantito un tempo minimo di ritenzione (comprensivo di tempi di
trattamenti e stoccaggio) del fango prima dell’utilizzo in funzione delle
temperature di trattamento e stoccaggio, in accordo alla formula riportata nell’allegato,
assicurando che i fanghi da riutilizzare non siano integrati o miscelati con
fanghi trattati che non assicurino le condizioni di ritenzione in impianto.
Possono inoltre
considerarsi igienizzati fanghi che provengano da impianti di depurazione
operanti a ossidazione prolungata in assenza di trattamento primario con tempi
di permanenza del refluo nella vasca di ossidazione di almeno 24 ore e tempi di
permanenza dei fanghi di almeno 15 giorni e concentrazione di solidi volatili
nei fanghi di supero inferiore al 60% dei solidi totali. Le condizioni sopra
definite risultano conservative anche in considerazione della scarsa
plausibilità di rilascio di aerosol, potenziale via di trasmissione di
COVID-19, dai fanghi nelle condizioni di utilizzo ordinario sia rispetto a
esposizione professionale che generale.