Come noto, l’ISTAT elabora da diversi anni l’indice
inflattivo IPCA in oggetto che rappresenta L’INDICATORE
CUI FARE RIFERIMENTO PER IL RINNOVO DEI CCNL.
Infatti, anche nell’Accordo interconfederale di riforma degli assetti contrattuali
cooperativi siglato tra Centrali Cooperative e CGIL, CISL e UIL il 12 dicembre
2018(1) si
continua a far riferimento a questo parametro, sottolineando però alcune
specifiche modalità da utilizzare in sede di rinnovo contrattuale qui
richiamate:
-
aumento dei minimi tabellari da
negoziare secondo le regole condivise nel singolo settore e in funzione, ma non esclusivamente,
degli scostamenti registrati nel tempo dall’IPCA al netto degli energetici
importati evitando quindi che con esso si identifichino in modo automatico
e meccanico le dinamiche complessive e gli andamenti specifici di ogni settore.
Ogni
CCNL, infatti, potrà modificare i valori minimi tabellari anche in ragione di
altri fattori quali, ad esempio, i processi di trasformazione o di innovazione
organizzativa;
-
al momento non utilizziamo nessun meccanismo automatico di
verifica dell’andamento di tale indice una volta decorsa la vigenza contrattuale.
Ciò detto, l’ISTAT
con la comunicazione (allegata) certifica:
Nella tabella che segue abbiamo
evidenziato i nuovi tassi dell’inflazione programmata, lasciando tra parentesi
le stime precedenti riferite a giugno 2020.
IPCA al netto energetici importati (variazione
%)
|
2017
|
2018
|
2019
|
2020
|
2021
|
2022
|
2023
|
2024
|
Inflazione programmata
|
1,1
|
0,9
|
0,9
|
0,4
|
0,5 (0,7)
|
1,0 (1,0)
|
1,2 (1,1)
|
1,2
|
Inflazione realizzata
|
0,9
|
0,8
|
0,7
|
0,5
|
|
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|
Scostamento
|
-0,2
|
-0,1
|
-0,2
|
0,1
|
|
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|
Dai dati messi a disposizione, è
possibile evidenziare:
-
uno
leggero scostamento dell’inflazione reale del 2020 rispetto alla programmata
pari ad un + 0,1% (si è verificato uno 0,5 a fronte dello 0,4 previsto un anno
fa);
-
un
indicatore previsionale per il 2021 ridotto rispetto a quello previsto dalla
stima dell’anno scorso (0,5% in luogo dello 0,7%);
-
un
indicatore previsionale per il 2022 in linea con la stima dell’anno scorso (identico
valore pari a 1%);
-
un
indicatore previsionale per il 2023 di poco superiore (+0,1%) rispetto alla
stima dell’anno scorso (1,2% a fronte dell’1,1% previsto a giugno 2020);
-
una
nuova proiezione sull’inflazione programmata per il 2024 pari all’1,2%
(naturalmente non c’è alcun dato di previsione con cui confrontarlo).
Sintetizzando, rispetto alle stime dell’inflazione dell’anno
scorso nel periodo 2020-2023 riscontriamo complessivamente un saldo pari a 0
con leggere differenze in alcuni anni che si compensano sostanzialmente tra
loro, un fenomeno piuttosto raro negli ultimi anni di comunicazioni ISTAT per
questo specifico indicatore, ma prevedibile alla luce della pandemia subita.
Infine, come ampiamente anticipato in
premessa, ribadiamo che questi valori rappresentino un punto di riferimento
cui rapportarsi in modo non automatico, stante la necessità che la dinamica
retributiva legata ai rinnovi contrattuali risulti, comunque, coerente con gli
andamenti specifici di ogni settore, nonché con le tendenze macro-economiche
generali e del mercato del lavoro.
Come di consueto, per qualunque
ulteriore chiarimento il Servizio Sindacale Giuslavoristico resta a
disposizione.
(1) Nostra circolare n. 30 del 14 dicembre
2018 – prot. n. 5137