Come
noto, l’ISTAT elabora da alcuni anni l’indice inflattivo IPCA in oggetto che ha
rappresentato - dall’Accordo interconfederale del gennaio 2009 sugli assetti
contrattuali - l’indicatore cui fare
riferimento per il rinnovo dei CCNL.
Nonostante
tale Accordo sia scaduto e non sia stato sostituito - fino ad oggi - da nessun
modello alternativo, l’indice può rappresentare un valido punto di riferimento,
senza che con esso si identifichi in modo esaustivo il complesso delle
dinamiche di settore cui riferirsi all’atto dei rinnovi dei contratti
collettivi.
Ciò
detto, l’ISTAT con la comunicazione (allegata)
certifica:
-
la
nuova previsione dell’inflazione per il
periodo 2017-2020;
-
la
registrazione degli scostamenti tra
inflazione reale e inflazione programmata per gli anni passati (2013-2016).
Al
fine di agevolare la lettura dei dati ufficiali, comunque allegati, nella tabella
che segue abbiamo evidenziato i nuovi tassi dell’inflazione programmata,
lasciando tra parentesi le stime precedenti riferite a maggio 2016.
IPCA
al netto energetici importati (variazione
%)
|
2013
|
2014
|
2015
|
2016
|
2017
|
2018
|
2019
|
2020
|
Inflazione programmata
|
1,8
|
0,8
|
0,6
|
0,5
|
1,1 (1,0)
|
1,3
(1,2)
|
1,4
(1,4)
|
1,5
|
Inflazione reale
|
1,3
|
0,3
|
0,7
|
0,1
|
|
|
|
|
Scostamento
|
-
0,5
|
-0,5
|
0,1
|
- 0,4
|
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|
|
Dai
dati messi a disposizione, è possibile evidenziare:
-
uno
scostamento negativo e oltremodo significativo
dell’inflazione reale del 2016 rispetto alla programmata pari ad un -0,4% (0,1
a fronte dello 0,5 previsto un anno fa);
-
indicatori
previsionali per 2017, 2018 e 2019 tendenzialmente in linea con quelli previsti
dalla stima dell’anno scorso.
In
sostanza, tutti i contratti nazionali rinnovati dopo il maggio 2016 hanno
guardato ai valori dell’inflazione programmata individuando aumenti retributivi
che hanno tenuto conto del dato specifico.
Oggi
risulta che la differenza tra reale e programmata è significativa e negativa di
quasi mezzo punto percentuale (0,4) avvicinando l’inflazione reale del 2016
allo zero.
Ribadendo
come questi valori rappresentino - allo stato – un punto di riferimento cui
rapportarsi, si pone in evidenza la necessità che la dinamica retributiva
legata ai nostri rinnovi contrattuali risulti, comunque, coerente con gli
andamenti specifici di ogni settore, nonché con le tendenze macro-economiche
generali e specifiche del mercato del lavoro.