Si rende noto che, questa mattina, l’ISTAT con la comunicazione allegata certifica:
- l’inflazione reale dell’anno 2023 e il suo scostamento da quella programmata l’anno scorso;
- la nuova previsione dell’inflazione per il periodo 2024-2027.
Si tratta, come noto, dell’indice inflattivo IPCA che rappresenta L’INDICATORE CUI FARE RIFERIMENTO PER IL RINNOVO DEI CCNL.
Nell’Accordo interconfederale sugli assetti contrattuali siglato tra Centrali Cooperative e CGIL, CISL e UIL il 12 dicembre 2018 in vigore, si fa riferimento a questo parametro, sottolineando alcune specifiche modalità da utilizzare in sede di rinnovo contrattuale qui richiamate:
- aumento dei minimi tabellari da negoziare secondo le regole condivise nel singolo settore e in funzione, ma non esclusivamente, degli scostamenti registrati nel tempo dall’IPCA al netto degli energetici importati. Quindi, evitando che con esso si identifichino in modo automatico le dinamiche complessive e gli andamenti specifici di settore. Ogni CCNL, infatti, potrà modificare i valori minimi tabellari anche in ragione di altri fattori quali, ad esempio, i processi di trasformazione o di innovazione organizzativa;
- al momento non utilizziamo nessun meccanismo automatico di verifica dell’andamento di tale indice una volta decorsa la vigenza contrattuale.
Nella tabella che segue sono evidenziati i nuovi tassi dell’inflazione programmata, lasciando tra parentesi le stime precedenti riferite a giugno 2023.
IPCA al netto energetici importati (variazione %)
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2020
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2021
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2022
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2023
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2024
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2025
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2026
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2027
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Inflazione programmata
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0,4
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0,5
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4,7
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6,6
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1,9 (2,9)
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2,0 (2,0)
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2,0 (2,0)
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2,0
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Inflazione realizzata
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0,7
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0,7
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6,6
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6,9
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Scostamento
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0,3
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0,2
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1,9
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+0,3
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Dai dati messi a disposizione, è possibile evidenziare:
- un leggero scostamento dell’inflazione reale del 2023 rispetto alla programmata pari ad un + 0,3% (si è verificato un 6,9 a fronte del 6,6 previsto un anno fa);
- un indicatore previsionale per il 2024 significativamente più basso rispetto a quello previsto dalla stima dell’anno scorso (1,9% in luogo del 2,9%);
- indicatori previsionali per il 2025 e per il 2026 identici alle stime effettuate l’anno scorso (2%);
- una nuova proiezione sull’inflazione programmata per il 2027 pari al 2% (naturalmente non c’è alcun dato di previsione con cui confrontarlo).
Sintetizzando, rispetto alle stime dell’inflazione dell’anno scorso riscontriamo un’inflazione realizzata per il 2023 in rialzo rispetto alla previsionale, ma tale aumento è compensato dalla riduzione della previsione per l’anno 2024 di 1 punto percentuale con un saldo negativo del dato inflattivo per il biennio 2023-2024 pari a -0,7 punti percentuali, a testimonianza di un trend molto graduale di decrescita dei prezzi.
Come ampiamente anticipato in premessa, ribadiamo che questi valori rappresentano un punto di riferimento cui rapportarsi in modo non automatico, stante la necessità che la dinamica retributiva legata ai rinnovi contrattuali risulti, comunque, coerente con gli andamenti specifici di ogni settore, nonché con le tendenze macro-economiche generali e del mercato del lavoro.
Come di consueto, per qualunque ulteriore chiarimento il Servizio Sindacale Giuslavoristico resta a disposizione.