Circolari

Circ. n. 12/2018

Comunicazione ISTAT 2018 sui tassi di inflazione programmata. IPCA AL NETTO DELLA DINAMICA DEI PREZZI DEI BENI ENERGETICI IMPORTATI.

Come noto, l’ISTAT elabora da alcuni anni l’indice inflattivo IPCA in oggetto che ha rappresentato - dall’Accordo interconfederale del gennaio 2009 sugli assetti contrattuali - l’indicatore cui fare riferimento per il rinnovo dei CCNL.

L’Accordo citato è in fase di rinnovo sul Tavolo interconfederale tra le Centrali Cooperative e CGIL, CISL e UIL. L’obiettivo è definire nuovi assetti contrattuali che possano contenere, in analogia con il passato, parametri di riferimento per il rinnovo economico dei contratti nazionali. Al momento l’indice in questione – che potrebbe verosimilmente anche essere confermato – continua ad essere un valido punto di riferimento, senza che con esso si identifichino in modo esaustivo le dinamiche complessive di settore da considerare nel rinnovare un CCNL.

Ciò detto, l’ISTAT con la comunicazione (allegata) certifica:

  • l’inflazione reale dell’anno 2017;

  • la nuova previsione dell’inflazione per il periodo 2018-2021;

  • la registrazione degli scostamenti tra inflazione reale e inflazione programmata per gli anni passati (2014-2017).

    Nella tabella che segue abbiamo evidenziato i nuovi tassi dell’inflazione programmata, lasciando tra parentesi le stime precedenti riferite a maggio 2017.

IPCA al netto energetici importati (variazione %)

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

2021

Inflazione programmata

0,8

0,6

0,5

 1,1

0,9 (1,3)

1,4

(1,4)

1,4

(1,5)

1,3

Inflazione reale

0,3

0,7

0,1

 0,9

 

 

 

 

Scostamento

-0,5

0,1

-0,4

- 0,2

 

 

 

 

 

Dai dati messi a disposizione, è possibile evidenziare:

  • uno scostamento negativo dell’inflazione reale del 2017 rispetto alla programmata pari ad un -0,2% (si è verificato uno 0,9 a fronte dell’1,1 previsto un anno fa);

  • un indicatore previsionale per il 2018 significativamente ridotto, -0,4%, rispetto alla stima dell’anno scorso (0,9% a fronte dell’1,3% previsto a maggio 2017);

  • un indicatore previsionale per il 2019 in linea con quello previsto dalla stima dell’anno scorso (confermato 1,4%);

  • un indicatore previsionale per il 2020 comunque ridotto, seppur di poco (-0,1%), rispetto alla stima dell’anno scorso (1,4% a fronte dell’1,5% previsto a maggio 2017).

    Sintetizzando, rispetto alle stime dell’inflazione dell’anno scorso nel periodo 2017-2020 riscontriamo una differenza negativa oltremodo significativa pari a oltre mezzo punto percentuale (0,7%).

    Ribadendo come questi valori rappresentino - allo stato – un punto di riferimento cui rapportarsi, si pone in evidenza la necessità che la dinamica retributiva legata ai nostri rinnovi contrattuali risulti, comunque, coerente con gli andamenti specifici di ogni settore, nonché con le tendenze macro-economiche generali e specifiche del mercato del lavoro.