Come
noto, l’ISTAT elabora da alcuni anni l’indice inflattivo IPCA in oggetto che ha
rappresentato - dall’Accordo interconfederale del gennaio 2009 sugli assetti
contrattuali - l’indicatore cui fare
riferimento per il rinnovo dei CCNL.
L’Accordo
citato è in fase di rinnovo sul Tavolo interconfederale tra le Centrali
Cooperative e CGIL, CISL e UIL. L’obiettivo è definire nuovi assetti
contrattuali che possano contenere, in analogia con il passato, parametri di
riferimento per il rinnovo economico dei contratti nazionali. Al momento l’indice
in questione – che potrebbe verosimilmente anche essere confermato – continua
ad essere un valido punto di riferimento, senza che con esso si identifichino
in modo esaustivo le dinamiche complessive di settore da considerare nel
rinnovare un CCNL.
Ciò
detto, l’ISTAT con la comunicazione (allegata)
certifica:
-
l’inflazione reale
dell’anno 2017;
-
la
nuova previsione dell’inflazione per il
periodo 2018-2021;
-
la
registrazione degli scostamenti tra
inflazione reale e inflazione programmata per gli anni passati (2014-2017).
Nella tabella
che segue abbiamo evidenziato i nuovi tassi dell’inflazione programmata,
lasciando tra parentesi le stime precedenti riferite a maggio 2017.
IPCA
al netto energetici importati (variazione
%)
|
2014
|
2015
|
2016
|
2017
|
2018
|
2019
|
2020
|
2021
|
Inflazione programmata
|
0,8
|
0,6
|
0,5
|
1,1
|
0,9 (1,3)
|
1,4
(1,4)
|
1,4
(1,5)
|
1,3
|
Inflazione reale
|
0,3
|
0,7
|
0,1
|
0,9
|
|
|
|
|
Scostamento
|
-0,5
|
0,1
|
-0,4
|
- 0,2
|
|
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|
Dai
dati messi a disposizione, è possibile evidenziare:
-
uno
scostamento negativo dell’inflazione
reale del 2017 rispetto alla programmata pari ad un -0,2% (si è verificato
uno 0,9 a fronte dell’1,1 previsto un anno fa);
-
un indicatore
previsionale per il 2018 significativamente ridotto, -0,4%, rispetto alla stima
dell’anno scorso (0,9%
a fronte dell’1,3% previsto a maggio 2017);
-
un
indicatore previsionale per il 2019 in linea con quello previsto dalla stima
dell’anno scorso (confermato 1,4%);
-
un
indicatore previsionale per il 2020
comunque ridotto, seppur di poco (-0,1%), rispetto alla stima dell’anno scorso
(1,4% a fronte dell’1,5% previsto a maggio 2017).
Sintetizzando,
rispetto alle stime dell’inflazione dell’anno scorso nel periodo 2017-2020 riscontriamo
una differenza negativa oltremodo significativa pari a oltre mezzo punto
percentuale (0,7%).
Ribadendo
come questi valori rappresentino - allo stato – un punto di riferimento cui
rapportarsi, si pone in evidenza la necessità che la dinamica retributiva
legata ai nostri rinnovi contrattuali risulti, comunque, coerente con gli
andamenti specifici di ogni settore, nonché con le tendenze macro-economiche
generali e specifiche del mercato del lavoro.