Il Ministero del Lavoro ha pubblicato sul suo
sito un documento molto articolato contenente le LINEE GUIDA per la predisposizione e attuazione dei progetti di
presa in carico del Sostegno per l’inclusione attiva, c.d. SIA.
Il
documento, approvato in sede di Conferenza Unificata da Regioni ed Enti
Locali, rappresenta un importante passaggio della più complessiva strategia
di contrasto alla povertà, come delineata nella legge di stabilità(1).
Infatti, come previsto dall’art. 1, commi
386-391, il Governo ha presentato in
Parlamento la proposta di legge delega per la definizione di un Piano nazionale
per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale che, a tendere, dovrebbe
concretizzarsi sia nell’introduzione di un’unica misura nazionale sia
razionalizzando strumenti e trattamenti già esistenti (Atto Camera n. 3594).
Nell’immediato, per il Sostegno all’Inclusione
Attiva è previsto il rifinanziamento sul
2016 (380 milioni) e l’estensione della misura a tutto il territorio nazionale,
fino ad oggi sperimentata solo in 12 città metropolitane.
Si
tratta di un tema cui prestare attenzione sia perché partecipiamo
all’aggregazione Alleanza contro la Povertà, sia perché il documento in
esame riprende in maniera significativa i nuovi orientamenti sulle POLITICHE
ATTIVE emersi nel Dlgs. n. 150/2015(2).
Il SIA, infatti, si concretizza nell’erogazione
di un sussidio economico a nuclei familiari con minori in condizioni di povertà.
La fruizione è vincolata all’adesione, tramite un patto di servizio, ad un
progetto di attivazione sociale e lavorativa.
Senza entrare nel dettaglio, e rimandando per
questo alla lettura del documento allegato di agevole lettura, ci preme
sottolineare che le linee guida ora elaborate, oltre a garantire una certa omogeneità di comportamento nei diversi territori,
servono ad incentivare e sostenere una migliore integrazione tra i servizi e le
politiche sociali con i servizi e le politiche del lavoro.
Tutto
ciò sposando la logica di fondo introdotta con il Jobs Act, vale a dire
incrociando quegli stessi meccanismi di condizionalità in base ai quali i
beneficiari di trattamenti di disoccupazione e di ammortizzatori sociali – in
questo caso di sostegno per l’inclusione attiva - devono presentarsi ai servizi
competenti e partecipare alle iniziative di “attivazione” loro proposte, pena
la decadenza dalle prestazioni.
Infatti, nel documento in commento ritroviamo
tutta una serie di concetti e strumenti – il
patto di servizio, la profilatura degli utenti per un loro corretto
instradamento negli interventi da proporre e attivare – già presenti nel
Jobs Act sul fronte delle politiche attive e che, a prescindere dal SIA,
caratterizzeranno anche i futuri interventi più strutturali di lotta alla
povertà.
Tutto ciò, nelle more dei decreti di attuazione
del Dlgs. n. 150/2015 che dovrebbero servire a rendere operativo e concreto il
quadro configurato dal Jobs Act, prima fra tutte l’istituzione della nuova agenzia nazionale ANPAL.
Tornando alle linee guida, il documento
risulta essere particolarmente
interessante anche per la
gamma di interventi (paragrafo 5) di inclusione attiva che possono essere
proposti ai beneficiari: tra questi rientrano percorsi di orientamento, di formazione, di attivazione
sociale o lavorativa.
Quindi di
inserimento al lavoro, ad esempio in cooperative sociali di tipo b), compresi
incentivi alle assunzioni per le imprese e il supporto alle attività di lavoro
autonomo e imprenditoriale.
E’ evidente
l’interesse per il nostro sistema-imprese, tanto più che nel documento si fa esplicito riferimento al contributo del
terzo settore e del partenariato economico sociale attivi a livello
territoriale per implementare al meglio i servizi di presa in carico e
attivazione dei beneficiari del SIA.
Un’ulteriore passaggio da sottolineare
riguarda il modello di GOVERNANCE
adottato (paragrafo 6), che prevede l’assegnazione di una serie di funzioni e
compiti ai diversi livelli (indicativamente
di indirizzo e monitoraggio in capo al Ministero del Lavoro, di programmazione
e gestione a livello regionale e territoriale).
Si tratta di una governance articolata e
stratificata su più livelli che per ben funzionare richiede una significativa
dose di cooperazione inter-istituzionale e di scambio con il partenariato, tanto più che in termini di risorse
finanziarie l’indicazione è quella di utilizzare e fare sinergia con le risorse
comunitarie legate ai fondi strutturali europei (PON Inclusione 2014-2020 in
primo luogo, ma anche eventualmente i POR 2014-2020 delle diverse regioni).
(1) Nostra circolare n. 1 dell’11 gennaio 2016.
(2) Nostra circolare n. 49 del 25 settembre 2015 – prot. n. 4244.