«Siamo pienamente d’accordo con la premier Giorgia Meloni. Respingiamo con forza ogni forma di demonizzazione del nostro agroalimentare Made in Italyche arriva dall’Europa. La filiera vitivinicola cooperativa è tre volte italiana: per prodotto, produttori e territorio. Le eccellenze dei vini delle nostre regioni sono un volano di economia e di sviluppo, di cura e manutenzione dei paesaggi e del suolo, ma non solo. Esprimono un valore culturale, identitario ricercato nel mondo che fa del nostro vino uno degli alfieri dei prodotti di punta dell’agroalimentari del Belpaese. Non è un caso che assieme ai formaggi sia tra i principali prodotti vittime dell’Italian Sounding». Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative commentando le dichiarazioni della premier Meloni in visita al Vinitaly.
«L’export delle nostre cantine – dice Gardini – vola con un +9,8% rispetto allo scorso anno e il fatturato del sistema vitivinicolo delle cantine aderenti a Confcooperative con oltre 1,63 miliardi di euro. Sono 7.800 gli occupati diretti delle cooperative vitivinicole di Confcooperative che generano un indotto occupazionale che supera le 400mila persone tra quanti sono impegnati – come emerge dal Centro Studi di Confcooperative – nella coltivazione, nella distribuzione commerciale, nelle attività di servizio dall’agricoltura all’industria di trasformazione, dal commercio alla ristorazione, dalla produzione di vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero, dai trasporti ai servizi di assicurazioni/credito/finanza, dagli accessori (cavatappi, sciabole, etilometri, imballaggi come etichette e cartoni) alla ricerca, dall’enoturismo alla cosmetica, dall’editoria alla pubblicità».
«In tema di sostenibilità e green solo nell’ultimo anno le nostre cantine hanno investito 110 milioni di euro, mentre gli investimenti sfiorano i 700 milioni di euro negli ultimi 10 anni. Si consolida, quindi, ulteriormente il percorso di transizione delle cooperative vitivinicole e delle cantine sociali verso un’economia sempre più green e sostenibile che fa bene all’ambiente, alla competitività delle imprese alla salute del consumatore. Lo scorso – dice il presidente di Confcooperative – 8 cantine su 10 hanno intrapreso almeno un’iniziativa concreta riconducibile alle principali tematiche dello sviluppo sostenibile. Quasi 1 cantina su 2 ha avviato percorsi formativi e informativi interni. Il 31,8% ha investito sul risparmio energetico e sulla riduzione dei consumi. Il 22,7% ha scelto di promuovere l’eco-innovazione e di investire in tecnologie rispettose dell’ambiente e il 18,2% ha promosso iniziative rivolte al riciclo e al riuso dei materiali (quote doppie rispetto alle grandi imprese del settore). Infine, il 19,1% ha indicato l’acquisto e l’utilizzo di materiali di minore impatto. Tutto questo mentre le normative comunitarie in materia di sostenibilità chiedono alle imprese inversioni di rotta troppo rapide senza misure di accompagnamento. Mentre l’Europa regolamenta il mercato UE – conclude Gardini – continua a importare prodotti agricoli da paesi dove si utilizza ancora prodotti chimici che in Italia e in Europa sono vietati da decenni».