"Cooperare fa bene al paese” e lo strumento offerto dalla cooperazione italiana è “l’occasione per internazionalizzarci, coniugando ragioni economiche con quelle sociali, che sono vantaggiose per l’Italia e gli altri”. Lo ha sottolineato il sottosegretario agli Affari esteri, Mario Giro, chiudendo alla Farnesina l’incontro “Private Sector for Development: opportunità e impegno delle Cooperative Italiane nella Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo”, alla presenza fra gli altri del direttore generale per la cooperazione allo sviluppo, Giampaolo Cantini, di Lia Quartapelle, presidente Intergruppo Cooperazione Internazionale della Camera dei deputati, e di esponenti del mondo cooperativo italiano. Un’occasione per tracciare bilanci e prospettive dell’impegno delle cooperative italiane nella cooperazione per lo sviluppo.
“Il sistema cooperativo italiano – ha dichiarato il sottosegretario Giro – è molto richiesto all’estero; è un modello cooperativo ma anche competitivo, un mix che piace molto”. Le imprese cooperative, ha proseguito, “incarnano e rappresentano un modello di sviluppo economico e d’inclusione sociale peculiare e molto italiano. Ciò che spinge le cooperative ad andare all’estero è la ricerca di nuovi spazi di business solidale. Le cooperative promuovono e gestiscono azioni e processi che realizzano la sintesi tra principi solidaristici e know-how tecnico con obiettivi finali di generazione di reddito e sviluppo economico locale da attività d’impresa”.
“La collaborazione di carattere strategico con il sistema cooperativo è sempre stata nel Dna della Cooperazione italiana e lo sarà ancor di più con l’attuazione della legge 125 (di riforma della Cooperazione, ndr)” ha spiegato Cantini. Il movimento cooperativo, ha aggiunto Quartapelle, “porta un’idea di economia che può ispirare un approccio al settore privato per una nuova cooperazione allo sviluppo”. È necessario in questo “lavorare con, e non per, il settore e costruire partnership strategiche per uno sviluppo sostenibile”, ha aggiunto la deputata.