LA FORZA DELLA COOPERAZONE, IL DESTINO DELLA LIBERTÀ: 80 ANNI DI CONFCOOPERATIVE NELL’ITALIA DEMOCRATICA
«Sei milioni di posti di lavoro in 80 anni: è il tratto più distintivo e misurabile dell’azione di Confcooperative al servizio del paese». Così Maurizio Gardini presidente di Confcooperative apre l’80esimo dalla ricostituzione dell’associazione.
«La cooperazione è l’opportunità nella storia della Repubblica di dare voce all’impresa comune originale rispetto a quella privata e a quella pubblica. Impresa comune attenta alla difesa dei consumatori, alla mutualità e alla collaborazione tra i soci. L’impresa cooperativa è ancora più urgente – dice la costituzionalista Melina Decaro – nel mondo contemporaneo ammalato di egoismo e solitudine dove, come ha detto papa Francesco, la globalizzazione economica e finanziaria produce un pensiero unico: al centro non vi è la persona, ma il denaro».
L'Italia emergeva dalle macerie della guerra quando i padri costituenti, della Repubblica e di Confcooperative, figure di straordinario spessore politico e morale, come Luigi Corazzin, Francesco Maria Dominedò, Attilio Piccioni, Lodovico Montini e Mario Scelba, compresero l'urgenza di ricostruire non solo le infrastrutture materiali del Paese, ma anche il suo tessuto sociale ed economico attraverso la rinascita del movimento cooperativo. Altri due padri costituenti, Giuseppe Spataro e Salvatore Aldisio, assunsero il ruolo di presidenti dell'associazione ricostituita tra il 1945 e il 1950 (a loro si aggiunse un terzo presidente Augusto De Gasperi, fratello di Alcide). Nel panorama della ricostruzione democratica italiana del dopoguerra, pochi episodi rappresentano con tanta eloquenza la rinascita dei valori fondamentali della Repubblica quanto la rifondazione di Confcooperative nel 1945.
Confcooperative, nata nel 1919 sulla scia della dottrina sociale della Chiesa e dell'enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII, era stata soppressa durante il ventennio fascista insieme a tutte le altre associazioni. La sua rifondazione nel 1945, a opera di coloro che avrebbero poi scritto la Carta costituzionale, segna la ripresa di un modello economico e sociale fondato sui valori della democrazia economica, della partecipazione e della solidarietà.
«Questa sovrapposizione di ruoli tra i padri costituenti e i leader di Confcooperative – aggiunge Gardini – illumina il profondo legame ideale tra i principi della cooperazione e i valori fondanti della Repubblica». Non sorprende, quindi, che lo spirito cooperativo permei la Costituzione, culminando nell'articolo 45 "La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità". Questo riconoscimento rappresenta una precisa scelta dei costituenti di dare dignità costituzionale a una forma d'impresa che si distingue per la sua funzione sociale.
80 anni al servizio del Paese
In questi 80 anni Confcooperative ha saputo trasformare quei principi costituzionali in realtà economica. Oggi rappresenta il 4% del PIL, guida lo sviluppo di un sistema d’impresa che non delocalizza. Le cooperative hanno dimostrato che è possibile coniugare efficienza economica e finalità sociali, competitività sul mercato e attenzione alle persone.
Nel welfare, le cooperative sociali rispondono ai bisogni delle fasce più fragili, creando servizi di assistenza, inclusione e supporto che integrano il sistema pubblico e con le cooperative sanitarie offrono servizi a 7 milioni di italiani.
Nel settore agroalimentare, le cooperative garantiscono il reddito ai produttori agricoltori e valorizzano le produzioni locali, contribuendo al successo del Made in Italy. Rappresentano il 25% dell'Italian food. Sulle nostre tavole 1 prodotto su 4 made in Italy arriva dalle cooperative.
Nel credito, attraverso le Banche di Credito Cooperativo, hanno assicurato l'accesso ai servizi finanziari anche nelle aree periferiche. Oggi ogni 100 euro di credito concesso dalle banche, 23 arrivano dal sistema delle Bcc, Casse Rurali e Raiffeisen.
Nel lavoro le cooperative hanno crato occupazione stabile, anche in periodi di crisi, e hanno sviluppato forme di autoimprenditorialità, come i workers buy out: i lavoratori che diventano imprenditori di se stessi.
Nell'abitazione hanno realizzato alloggi per circa 1 milione di famiglie e continuano a costruire case per rispondere alla domanda abitativa più fragile.
Le cooperative di comunità rappresentano oggi una delle frontiere più avanzate del neo mutualismo, contribuendo alla rigenerazione delle aree interne a rischio spopolamento e alla riqualificazione delle zone degradate delle città.
Un patrimonio per il futuro
Nella grande narrazione della Repubblica italiana, Confcooperative non rappresenta soltanto un capitolo della storia economica del Paese, ma un elemento costitutivo della sua identità democratica. La storia d'Italia e quella della cooperazione si intrecciano indissolubilmente, testimoniando come le grandi trasformazioni sociali si realizzino quando gli ideali si traducono in istituzioni concrete al servizio dei cittadini.
L'esperienza di Confcooperative in questi 80 anni rappresenta un patrimonio prezioso per l'intero Paese, dimostra che l'articolo 45 della Costituzione non è una semplice dichiarazione di principio, ma un progetto concreto di democrazia economica che continua a manifestarsi vitale e capace di rispondere alle sfide più complesse del nostro tempo.