A Firenze per promuovere e realizzare un nuovo Umanesimo, non solo nell’economia. Un Umanesimo che sia la cinta di connessione, il motore di un paradigma di sviluppo differente che metta al centro la persona.
Il Festival Nazionale dell’Economia Civile è nato in tempi non sospetti proprio per sensibilizzare società civile, stakeholders e imprese sul fatto che finanza e speculazione non possono rappresentare la rotta dello sviluppo.
Lo sviluppo è tale se è inclusivo e condiviso, Non lo è se amplia le diseguaglianze, se spacca territori, imprese e persone in chi ce la fa e si arricchisce e chi, invece, diventa sempre più debole e povero.
Senza andare troppo a ritroso, fino alla crisi Lehman Brothers, basti pensare ai terremoti che hanno scosso il mondo negli ultimi due anni: il Covid prima con i suoi effetti sociali ed economici e le tante ferite ancora da rimarginare; l’impennata dei costi dell’energia e delle materie prime poi, per finire alla guerra nel cuore dell’Europa che in poche ore, non giorni o settimane, ha rivoluzionato le relazioni internazionali, le rotte commerciali, il costo del gas, la stabilità di milioni di imprese in Europa e dei mercati finanziari.
In questo vulcano in continua eruzione si colloca e operano le cooperative che portano al Festival di Piazza della Signoria la capacità di rispondere da una parte ai bisogni delle comunità e dall’altra a quella di dare lavoro. La cooperazione per le sue caratteristiche genetiche rappresenta una delle frontiere più avanzate dell’impresa sociale e dell’economia civile. Lo dicono le esperienze, il modo di fare impresa dal protagonismo delle persone nei processi di autoimprenditorialità (esempio workers buyout e cooperative di comunità) alla centralità del territorio. Dalla capacità di essere ascensore sociale per le donne, dal lavoro alla governance, più di quanto avvenga in altri modelli d’imprese. Dal ruolo di sussidiarietà nel welfare dove non solo supporta, ma sostituisce interi pezzi di stato, alle filiere agricole per dare reddito ai produttori sempre più in difficoltà. Dal credito ai servizi, all’energia dove sta nascendo un nuovo protagonismo attraverso le comunità energetiche, oppure alla riqualificazione dei quartieri e all’abitare. Imprese sostenibili perché pensano al progresso del territorio e alla necessità di tramandare alle future generazioni di soci una cooperativa più “robusta” di quella ereditata dalla generazione di soci precedenti.
È una parte del nostro patrimonio che portiamo a Firenze e del messaggio che vogliamo lanciare, di un’economia dal volto umano. Uno sviluppo sostenibile dal punto di vista sociale, economico, ambientale e digitale. Dove il progresso e le opportunità siano al servizio delle persone e non viceversa. È su questo che, nella tre giorni di Firenze, abbiamo voluto accendere un faro.