«Dare più servizi sociosanitari senza far lievitare la spesa pubblica si può. Come? Riorganizzando il sistema di welfare e di assistenza primaria: spostando l’1% delle risorse dalla sanità al sociale e offrendo sul territorio una rete di servizi poliambulatoriali o a domicilio che da un lato decongestionino gli ospedali e dall’altro siano all’altezza delle esigenze dei cittadini utenti a parità di costo per lo Stato». È la proposta che emerge da “Welfare in progress” il convegno organizzato daConfcooperative e dalle due federazioni di settore impegnate nel welfare sociosanitario, Federsolidarietà e FederazioneSanità oggi alla sala Aldo Moro della Camera dei Deputati con i ministri Poletti e Lorenzin.
«Il modello di welfare tradizionale rischia di crollare sotto il peso dell’andamento demografico e della sostenibilità economica. Secondo l’ISTAT gli over 65enni nel nostro paese sono passati dall’11% al 22% in poco più di 15 anni. Negli ultimi due anni 1 famiglia su 2 in Italia, secondo il CENSIS, ha rinunciato almeno una volta a visite specialistiche e approfondimenti diagnostici. È irrimandabile la necessità di organizzare una rete di assistenza primaria sul territorio dalla quale si possono ottenere tre vantaggi: rispondere meglio ai bisogni; contenere la spesa pubblica; decongestionare le strutture ospedaliere». Lo dice il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini
«Un ricovero ospedaliero costa mediamente tra i 700 e gli 800 euro al giorno a persona. Con le stesse risorse si possono assistere 10 persone fuori dagli ospedali – dice Giuseppe Milanese presidente di FederazioneSanità – Confcooperativeorganizzando una rete di assistenza sul territorio in grado di garantire più servizi, senza per questo fare aumentare i costi, migliorando le prestazioni e creando nuova occupazione».
«Proponiamo la via cooperativa al welfare come soluzione che affianca il pubblico sempre più in affanno. Un modello di assistenza socio sanitaria – dice Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà Confcooperative – costruito attraverso l'integrazione tra le diverse specializzazioni settoriali: cooperative sociali, medici, infermieri, farmacisti, mutue. Una molteplicità di professioni in grado di prendere in carico i bisogni delle persone, un nuovo servizio di welfare a cui il cittadino utente può fare riferimento sul territorio e che già opera per soddisfare le esigenze tanto che oggi questa cerniera multiprofessionale eroga servizi a 7.000.000 di persone»