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“Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, al via la campagna di comunicazione che valorizza latte e formaggi italiani

“Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”, al via la campagna di comunicazione che valorizza latte e formaggi italiani

Sono 600 le cooperative impegnate nel settore: fatturano 7 miliardi di euro e danno lavoro a oltre 13.000 persone 

giovedì 29 luglio 2021

Think Milk, Taste Europe, Be Smart!”: è questo il titolo della nuova campagna di comunicazione realizzata da Confcooperative, promossa dal sistema cooperativo della filiera lattiero-casearia e cofinanziata dalla Commissione Europea per valorizzare la produzione del Dairy italiano presentata oggi a Roma al Palazzo della Cooperazione. Obiettivo della campagna è la valorizzazione del settore lattiero-caseario, della sua cultura produttiva e degli alti standard in tema di qualità, sicurezza e benessere animale che contraddistinguono il comparto. 

La campagnaThink Milk, Taste Europe, Be Smart!”, realizzata dall’agenzia di comunicazione Blancdenoir, prevede un programma di attività della durata triennale che si svolgeranno in Italia e Germania. Pensata prevalentemente per un pubblico giovane, suona come un invito, in primo luogo, a informarsi e a riflettere (think) per poter compiere scelte di consumo intelligenti (smart), dando la preferenza a prodotti europei come il latte (milk). Le azioni previste sono indirizzate prevalentemente ai consumatori, ai giornalisti e agli influencer, per aumentare la fiducia dei cittadini, in particolare i più giovani, verso il consumo di latte, che viene presentato come un elemento distintivo, che ben si addice alle nuove generazioni.

No all’etichettatura a semaforo. Taglio promozione: rischiamo +10-15% di Italian sounding. «L’Italian sounding si contrasta portando i nostri prodotti all’estero. Ridurre gli investimenti in promozione – sottolinea Gardini – equivale a soffiare nelle vele del falso. Stimiamo una crescita tra il 10 e il 15% dell’Italian sounding che rischia di toccare i 105 miliardi di euro. Mentre è tempo di accelerare. Il recente accordo tra l’Unione europea e gli USA, per esempio, ha portato all’azzeramento dei dazi aggiuntivi introdotti da Trump che pesavano per oltre 60 milioni di euro sui nostri formaggi. Non è un caso che dopo la prima sospensione delle tariffe di marzo 2021, l’export caseario negli States è aumentato del 167% solo nel mese di aprile». C’è un'altra grande minaccia che incombe su latte e formaggi: l’etichettatura a semaforo, già adottata da diversi paesi europei. «Si tratta – spiega Gardini – di un sistema fuorviante, discriminatorio e incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta gli alimenti più sani e naturali proprio come quelli lattiero caseari».

Il taglio ai fondi della promozione. «La campagna di comunicazione presentata oggi testimonia quanto il sistema cooperativo creda in un modello di promozione integrata a livello comunitario, in cui si condividono strategie e azioni con partner nazionali ed europei al fine di raggiungere con più efficacia gli obiettivi di promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari europei all’interno dell’Unione e nei mercati internazionali», aggiunge Giovanni Guarneri, Coordinatore del settore lattiero-caseario di Alleanza Cooperative Agroalimentari. «In questo contesto, sorprende l’orientamento della Commissione europea che negli ultimi anni ha operato una progressiva riduzione della linea di finanziamento destinata ai regimi di qualità».

«Le Indicazioni Geografiche, di cui il settore lattiero-caseario italiano è leader mondiale (con 56 formaggi DOP e IGP riconosciuti), sono produzioni distintive dell’UE – prosegue Guarneri - in grado di dimostrare in ogni parte del mondo la ricchezza, il legame con il territorio, la sicurezza, la qualità, l’eccellenza di tutte le produzioni agroalimentari dell’Unione».

«Sembra esserci una contraddizione nella strategia promozionale comunitaria – conclude Guarneri – se consideriamo il progressivo taglio del budget nell’ambito delle scelte di politica commerciale della UE: in tutti i recenti accordi di libero scambio che la Commissione ha siglato con i Paesi Terzi, è stato infatti sempre incluso un capitolo dedicato alla tutela delle IG, inserito peraltro come una priorità negoziale. Continuare a destinare poche risorse finanziarie alla promozione dei regimi di qualità significa ridimensionare la portata del riconoscimento internazionale delle IG. Il rischio è lasciare campo a imitazioni, evocazioni e alla svalorizzazione delle IG nei canali distributivi internazionali».

Latte italiano, eccellenza che il mondo ci invidia

«Quella lattiero-casearia è una produzione di assoluta eccellenza che tutto il mondo ci invidia - commenta Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – oltre ad avere indubbi valori nutrizionali, il latte e i formaggi hanno standard di qualità e di sicurezza tra i più elevati al mondo. Non solo, la produzione zootecnica è importante, oltre che per la nostra salute, anche per la sostenibilità ambientale e per il presidio del territorio. Le aziende zootecniche italiane prestano da tempo grandissima attenzione al benessere animale, ancor prima che tale tematica divenisse centrale nelle strategie della Commissione».

«Siamo orgogliosi come sistema cooperativo di aver sostenuto e promosso questa importante iniziativa di comunicazione. La cooperazione – prosegue Gardini – riveste un ruolo di assoluto protagonismo nella filiera lattiero-casearia nazionale: in Italia operano 600 cooperative che trasformano il 62% della materia prima nazionale e generano un fatturato che supera i 7 miliardi di euro, pari al 43% di tutto il valore economico del comparto».

I numeri della cooperazione lattiero-casearia. In Italia operano circa 600 cooperative lattiero-casearie - diffuse in Lombardia, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Veneto, Sardegna, Piemonte, Marche, Puglia, Campania e Calabria - che generano un giro d’affari di più di 7 miliardi di euro e garantiscono occupazione a oltre 13.000 addetti. Alle cooperative aderiscono circa 17.000 stalle, da cui viene raccolto oltre il 62% della materia prima nazionale, ovvero circa 7,5 milioni di tonnellate di latte. Forte la leadership anche nelle principali DOP casearie, che è pari al 70% nel Parmigiano Reggiano, del 63% nel Grana Padano, del 65% nell’Asiago.

 

Ecco come è andato l’export dei formaggi italiani nei primi mesi del 2021

Il primo quadrimestre ha registrato una netta ripresa delle vendite estere di formaggi italiani a distanza di poco più di un anno dall’inizio della pandemia con un +8,1% in volume e un +7,5% in valore sullo stesso periodo dell’anno precedente.

Nei mercati extra-UE, gli Stati Uniti hanno segnato una crescita dell’12% in valore rispetto al primo quadrimestre del 2020, soprattutto grazie alla performance registrata nel mese di aprile. Prosegue la crescita in Canada che nei primi quattro mesi dell’anno colleziona un +16% in volume e un +28% in valore. Nell’Unione Europea, oltre ai costanti aumenti dei mercati principali - Francia (+17%) e Germania (+5%) - si segnala una ripresa del mercato in Spagna, che è tornato ai livelli del 2020.

Riguardo alle categorie, nel quadrimestre, si registra un complessivo incremento dei volumi (soprattutto la mozzarella e i formaggi freschi), ma anche dei valori, con gli introiti che superano il miliardo di euro. Nel solo mese di aprile, si registrano crescite a doppia cifra per tutte le categorie di prodotto e un leggero miglioramento del livello dei prezzi franco frontiera.

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