“Non lasciatevi rubare la speranza”. Beppe Maggi lo ripeteva spesso, mutuando le parole di Papa Francesco, per incoraggiare i collaboratori del nazionale e del territorio. Oggi più che mai lo ripeterebbe se fosse con noi. Per affrontare la dura sfida della ricostruzione post - Covid. Ci ha lasciato quattro anni fa. Piegato da un male combattuto sempre con coraggio e determinazione, fino all’ultimo. Senza mai perdere il contatto con la sua famiglia allargata come amava definirla, la sua seconda famiglia: Confcooperative.
Un esempio di fedeltà e di appartenenza a un’associazione e al suo sistema, alle cooperative aderenti che non mancava di incontrare, di visitare, di consigliare. E quando c’era da preparare una lettera, un discorso, un intervento diceva “Facciamo una carezza alle nostre cooperative. Ai nostri cooperatori”.
«La comunità delle cooperative e dei cooperatori dovrà dare radici e ali ai suoi componenti. Radici per ancorarle ai valori della mutualità e della solidarietà, ai bisogni dei cittadini e del territorio in cui operano. Ali per lasciarle libere di seguire il loro istinto imprenditoriale e la loro curiosità verso le nuove frontiere dell’impegno cooperativo».
Sono sufficienti queste poche intense battute, tratte dal suo più ampio intervento all’assemblea dei soci di Confcooperative Roma del marzo 2016, a racchiudere il concetto di cosa significasse “cooperazione” per Beppe Maggi. “Comunità”, “radici”, “soci”, “cooperative”. Erano le stelle polari che ne animavano l’azione. Perché “le cooperative sono il nostro fulcro. Il nostro lavoro è per loro“. Ciao, Beppe. Rimarrai sempre con noi.
È così che il presidente Gardini, a nome dei dirigenti e dei collaboratori di Confcooperative e delle società di servizi, ricorda con commozione e affetto Beppe Maggi.