Gli italiani spenderanno 2,1 miliardi per il cenone di Natale, vale a dire 600 milioni in meno dell’anno scorso, per una contrazione della spesa alimentare pari al 20% con punte del 30%. Le tredicesime pari a 41 miliardi calano di 2,3 miliardi rispetto allo scorso anno come contraccolpo del Covid sia a causa della perdita di occupazione sia per l’impatto della CIG sui redditi.
Il numero ridotto di partecipanti, la minore capacità di spesa e la prudenza determinano il calo della spesa, ma vincerà la tradizione nella ricerca delle eccellenze agroalimentari per il menù della vigilia. Sarà una spesa improntata all'attenzione e vicina allo spreco zero, con una famiglia su tre che prenderà la cena con modalità di asporto dai ristoranti. All’Italia del rancore è subentrata l’Italia dell’egoismo e della paura. In questo clima di profonda incertezza ci si appiglia ai menù della tradizione in attesa che passi la buriana del Covid. C’è un’Italia che prova a reagire seppur in clima di profonda sfiducia tra esplosione della povertà e instabilità politica sia interna sia internazionale. È quanto emerge da un’indagine condotta dal Centro studi di Confcooperative.
Non è un caso che chi può rimpingua i risparmi in vista di un futuro poco decifrabile. Più degli altri anni si assiste a una polarizzazione dei consumi tra l’Italia che può sostenere delle spese e chi deve fare i conti con le difficoltà quotidiane anche di beni primari. Le giornate dedicate al black friday e agli sconti sono state l’occasione per anticipare i regali di Natale e risparmiare il più possibile. Le lunghe file nei negozi in città, in concomitanza della chiusura dei centri commerciali evidenziano la tendenza alla ricerca di sconti e affari.
I cenoni, con un ristretto numero di partecipanti, esalteranno le eccellenze dell’agroalimentare Made in Italy. Le bollicine italiane, preferite a quelle d’oltralpe, si confermano le immancabili superstar dei cenoni con oltre 60 milioni di tappi pronti a saltare da bottiglie di spumante e prosecco Made in Italy.
Per il menù di Natale, in pole position le eccellenze del made in Italy: vongole e frutti di mare per i primi piatti (85 milioni di euro); pesce per i secondi piatti (330 milioni di euro); carne, salumi e uova (395 milioni di euro); vini, spumanti e prosecchi (355 milioni di euro); frutta, verdura e ortaggi (320 milioni di euro). Pasta, pane, farina e olio (180 milioni di euro). Non mancherà il tagliere dei formaggi freschi e stagionati italiani (90 milioni). Chiuderà il paniere il ricco carrello dei dolci composto da panettone e pandoro in primis, oltre alle tantissime specialità dolciarie regionali (335 milioni di euro).
E se gli italiani sono concordi sul cosa portare in tavola, diverse le scuole di pensiero in cucina. Tra gli over 50 vincono le ricette tradizionali o di famiglia. Tra i più giovani spopolano blog e app per cercare la ricetta d’effetto: crudi con avocado, rombo in crosta di cacao; risotto gamberi e liquirizia; filetti di pesce con mele e uva bianca.
Brindisi dal calice amaro per le persone scivolate in povertà per la lockdown economy che ha gonfiato l’esercito dei poveri portandolo a 10 milioni di persone.
Resta fondamentale, per Confcooperative, individuare misure di contrasto alla povertà e politiche attive per concorrere ad affrontare una piaga che non è solo economica che rischia di minare nei prossimi mesi la concordia sociale del paese.