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Lavoro, Gardini «Occorre una manutenzione straordinaria, disboscare selva dei 1000 contratti»

Lavoro, Gardini «Occorre una manutenzione straordinaria, disboscare selva dei 1000 contratti»

Focus su “L’Italia dei paradossi”, boom di occupazione, ma divari profondi

martedì 28 maggio 2024

«Nel cantiere lavoro non bastano piccole correzioni, ma occorre una manutenzione straordinaria. Occorre un patto tra politica, imprese e sindacati». Lo dice Maurizio Gardini presidente di Confcooperative intervenendo al Festival dell’Economia di Trento al panel “L’Italia dei paradossi”.

«Partiamo dalla necessità di disboscare e semplificare la giungla dei contratti. Oltre 1000 siglati da sigle minori. Nella legalità si alimenta il lavoro povero. Costruiamo un tavolo di confronto con i corpi intermedi. Occorre puntare sulla sicurezza sul lavoro. Non si può giocare sulla vita, fare dumping e trarre vantaggio competitivo a scapito dei lavoratori».

«La mancanza di personale è il principale ostacolo anche per la crescita delle cooperative, per 1 su 2 è un problema oramai strutturale. Le nostre 17.000 associate danno lavoro a 540.000 persone, potrebbero assumerne altre 30.000, ma non trovano figure qualificate. Ci sono poi oltre 2 milioni di Neet, una fetta di paese da recuperare».

Andrea Toma, responsabile area lavoro del Censis, ha evidenziato come esista «Un’Italia del paradosso perché cala la disoccupazione al 7,2% con gli occupati che sfiorano i 24 milioni (23.849.000), ma sono 12.377.000 gli inattivi, vale a dire 1/3 della popolazione tra i 15 e i 64 anni. C'è poi il mismatch: il lavoro c’è mancano i lavoratori. Solo a marzo 2024 su 447 mila posti di lavoro, il 47,8% è stato di difficile reperimento (fonte Unioncamere). E i Neet calati a 2.153.000 (–786mila rispetto al 2021)».

L’economista Clara Mattei ha puntato lo sguardo sulle anomalie internazionali. Citando “The fantasy economy” si descrive il falso mito dei college che non consente la scalata sociale o un placement che corrisponda alla formazione per cui si è investito tantissimo. L’Italia con il suo fenomeno dei working poor non è un modello isolato. I sevizi sono tecnicamente un settore su cui non si investono sufficienti profitti.