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La Rubrica: il lavoro riparte con la cooperazione

La Rubrica: il lavoro riparte con la cooperazione

La cooperazione italiana in missione a Cuba. La Buona Scuola, il commento di FederCultura

venerdì 10 luglio 2015

Workers buy out: trent'anni di lavoro ricreato grazie alla cooperazione

Trent’anni durante i quali sono state riavviate imprese e salvati posti di lavoro grazie alla cooperazione in territori dove altri avevano fallito. È quanto realizzato da Cfi, società finanziaria promossa dalle centrali cooperative Agci, Confcooperative e Legacoop che sostiene l’imprenditorialità cooperativa investendo nel capitale delle imprese – grazie alle risorse stanziate con la legge Marcora che soprattutto negli ultimi anni di crisi ha dimostrato con maggior forza la propria efficacia. Con gli investimenti realizzati tra il 2007 e il 2013 ha generato infatti un ritorno economico per lo stato fino a 6 volte il capitale impiegato, con un investimento medio per addetto di 13mila euro e un tasso di sopravvivenza delle imprese partecipate balzato all’87,16% contro il 48,30% registrato in media dalle imprese italiane. I dati sono stati presentati durante il convegno “Quando il lavoro si riprende il lavoro”, a Palazzo della Cooperazione a Roma durante il quale è stato messo in risalto soprattutto il valore delle operazioni di workers buy out che hanno permesso di ridare lavoro e dignità a chi lo aveva perso.

«Un nuovo modo di guardare al lavoro a partire dalla migliore tradizione industriale italiana cogliendone le potenzialità innovative - ha evidenziato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Claudio De Vincenti -. Uno strumento efficace perché non basato sull’assistenzialismo, ma sulla promozione dell’imprenditorialità fondata sulla partecipazione, aiutando il Paese a rimettersi in piedi con le proprie risorse».

«È evidente - ha dichiarato il presidente dell’Alleanza delle Cooperative, Rosario Altieri - quanto la Legge Marcora sia stata finora importante per il Movimento cooperativo e quanto, forse ancor più, possa esserlo nell'attuale contesto, nel quale la perdurante crisi rende più frequenti i casi di cessazione d'azienda - con le conseguenti iniziative volte alla salvaguardia dell'occupazione attraverso le operazioni di workers buy out - e più pressanti le esigenze di rilancio competitivo delle realtà più solide».

«Le risorse di Cfi non sono un costo, ma rappresentano un investimento, oltre ad essere la migliore risposta contro la cattiva cooperazione. Un costo molto ridotto per ciascun posto di lavoro ricreato, mentre la media risulta molto più alta. È un concetto molto forte di politiche attive del lavoro. Fa ripartire lo sviluppo nei distretti e sul territorio dove le persone credono nell’impresa cooperativa e rischiano i propri capitali non quelli degli altri» ha sottolineato il copresidente dell’Alleanza delle Cooperative, Maurizio Gardini.

«Con i workers buy out i lavoratori si riappropriano del lavoro e ad essere protagoniste sono le persone, che si rimettono in gioco. È lo strumento con cui il concetto di mutualità dimostra tutta la propria forza e la propria capacità innovativa, perché ognuno impiega le proprie risorse affinché tutti migliorino le proprio condizioni di vita. E allo stesso tempo noi recuperiamo competenze e professionalità, salviamo settori d’industria dove altri hanno fallito» ha concluso il copresidente dell’Alleanza delle Cooperative Mauro Lusetti.

La cooperazione italiana a Cuba come modello di sviluppo economico

Scegliere la cooperazione come leva più efficace per lo sviluppo e quella italiana, in particolare, come modello cui fare riferimento. È successo a Cuba, dove è una delegazione di imprese, associazioni e cooperative aderenti all’Alleanza delle Cooperative Italiane ha partecipato a un incontro a L’Avana organizzato in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo economico per un confronto sulle buone pratiche eventualmente applicabili all’economia cubana.

Nell’isola ad oggi sono attive 6.300 imprese mutualistiche che operano nel credito, nei servizi e nell’agroalimentare, settore quest’ultimo che impiega l’11% dei cittadini e il 74% dei terreni coltivabili, coinvolgendo 580mila persone. Negli ultimi anni, specialmente con il processo di normalizzazione delle relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti, Cuba ha avviato un percorso di integrazione nell’economia globale aprendo soprattutto agli investimenti internazionali come principale volano per rafforzare lo sviluppo economico del Paese la cui crescita è stimata in aumento, per il 2015, del 4,4% con una rapida espansione degli investimenti esteri.

Alla missione italiana a Cuba hanno partecipato oltre 70 imprese, 9 associazioni imprenditoriali e 5 gruppi bancari; appuntamento durante il quale sono state illustrate le caratteristiche del movimento cooperativo italiano, presentate dal responsabile dell’ufficio per le Politiche di internazionalizzazione e mercati di Confcooperative, Antonello Ciambriello, dal responsabile del servizio Legislativo di Confcooperative, Tonj Della Vecchia, dalla direttrice di FederazioneSanità-Confcooperative, Silvia Frezza e dalla responsabile Progetti internazionali e promozione di Legacoop, Roberta Trovarelli.

Tre le cooperative che hanno partecipato all’iniziativa: Dream (agricola e forestale), Consorzio Pangea (ingegneria agro-ambientale) e Coop Archeologia (specializzata in archeologia, restauro e servizi per le attività culturali).

«Con La Buona Scuola siamo ai primi passi ma nella giusta direzione»

Andrea Ferraris, FederCultura Confcooperative

«Resta positiva la nostra valutazione sulla Buona Scuola, perché la legge non si limita ad affrontare il tema del precariato, sebbene sia un problema reale e significativo, ma guarda al futuro del nostro Paese». Così il presidente di FederCultura-Confcooperative, Andrea Ferraris, commenta la riforma scolastica approvata ieri in via definitiva.

«La scuola accompagna tutti i cittadini in un periodo decisivo della vita fino all’inserimento nel mondo del lavoro, quindi ben vengano la valutazione degli insegnanti, la responsabilità nella direzione degli istituti scolastici, l’attenzione agli studenti prima di tutto e alla richiesta dei genitori per un’offerta formativa di qualità».

«È positivo anche il giudizio rispetto alla formazione professionale, nonostante siamo ancora ai primi passi, ed è un elemento altrettanto positivo quello dell’alternanza scuola-lavoro, purché ci siano percorsi didattici-formativi tra scuola e impresa e siano introdotti criteri di valutazione seri. Avremmo preferito – aggiunge Ferraris – che la legge non avesse subito alcune modifiche, come quelle relative al 5per mille e al tetto delle detrazioni, che a nostro avviso sono frutto dell’impostazione culturale e ideologica di una separazione tra scuole paritarie e statali».

«In ogni caso, la riforma è un buon inizio. Ora occorre attendere il percorso di attuazione e la concreta attribuzione delle risorse economiche. Restano, infine, sempre attuali – conclude Ferraris – alcune problematiche che riguardano le scuole paritarie, molte delle quali gestite in forma cooperativa, che non potevano tuttavia trovare risposta in una legge. È il caso, ad esempio, dei cospicui ritardi nell’assegnazione dei contributi in molte regioni, che sono fonti di grossi ostacoli al regolare funzionamento delle scuole».