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Covid-19 «Mayday dei 300.000 lavoratori delle cooperative sociali e sociosanitarie»

Covid-19 «Mayday dei 300.000 lavoratori delle cooperative sociali e sociosanitarie»

Occorrono i dpi e un Piano Nazionale dei Servizi Sociali per contrastare efficacemente il coronavirus

martedì 17 marzo 2020

«Siamo al mayday per tutta la rete sociale e sociosanitaria organizzata dalle cooperative sociali e dalle imprese sociali che erogano servizi domiciliari e assistono persone anziane, minori, persone con disabilità (sia presso le residenze che a domicilio), le persone con dipendenze, senza fissa dimora e migranti, che gestiscono le comunità psichiatriche e garantiscono i servizi essenziali alle  famiglie». È quanto chiede in una nota l'Alleanza delle Cooperative Sociali (Confcooperative – Federsolidarietà, Legacoopsociali, Agci Solidarietà).

 «In tutti questi settori sono oltre 300.000 gli occupati che lavorano in condizioni estreme, poiché la distribuzione dei dispositivi protettivi, che prevede giustamente la priorità per i presidi ospedalieri, non tiene in considerazione tutti quei servizi, integrativi del Sistema Sanitario e Socio-Sanitario Nazionale e Regionale svolti dalle cooperative sociali. Inoltre - continua la nota - non tutte le persone affette dai sintomi di coronavirus sono ospedalizzate oppure ospedalizzabili e una buona parte di questi pazienti, una volta dimessi, dovranno essere assistiti a domicilio. È impensabile farlo nelle attuali condizioni».

«Va pertanto sostenuto e strutturato un Piano Nazionale a sostegno dei servizi sociali, sociosanitari ed educativi per combattere oggi la diffusione del virus, ma altresì  per far fronte alle ricadute di più lungo periodo.

Proponiamo un piano - conclude la nota - articolato in tre punti:

tutelare e coordinare l’erogazione dei servizi sociali, sociosanitari ed educativi, riorganizzati nelle modalità più consone al momento e adeguati a non lasciare da soli i soggetti più fragili;

garantire la sopravvivenza della stessa rete sociale, sociosanitaria ed educativa quando parte di tali servizi non possono essere riorganizzati;

dotare il sistema, e distribuire con urgenza anche ai servizi sociali, sociosanitari ed educativi i dispositivi di protezione e gli strumenti adeguati affinché si possa evitare il contagio tra gli operatori che lavorano in condizioni al limite del possibile e garantire sicurezza alle persone

(Foto Ansa)