Audizione Federcasse
Quello dell’integrazione tra le Bcc «è un tema non eludibile». Lo ha dichiarato il presidente di Federcasse, Alessandro Azzi, nel corso dell’audizione presso le Commissioni riunite Finanze e Attività Produttive della Camera dei deputati, nell’ambito dell'esame del Ddl di conversione del decreto legge n. 3 del 2015 (“Misure urgenti per il sistema bancario e gli investimenti”). Tuttavia, ha aggiunto, «a noi di Federcasse piacerebbe che l'intervento legislativo» sulle Bcc «avvenisse sulla base della nostra autoriforma».
«Siamo consapevoli che per reggere al meglio un mercato sempre più complesso dovremo mantenere la nostra identità da un lato, perché le Bcc resteranno l'unica componente cooperativa mutualistica nell'industria bancaria, ma dall'altro dobbiamo accelerare il processo di autoriforma» ha spiegato il presidente Azzi, evidenziando che «intendiamo accelerare il percorso» e presentare «in tempi rapidi il nostro progetto, che discuteremo con Bankitalia, per poi sottoporlo a Governo e Parlamento».
Per il credito cooperativo «un maggiore livello di integrazione e la possibilità di realizzare rapidi rafforzamenti patrimoniali anche attraverso l'afflusso di capitali dall'esterno del sistema delle BCC sono obiettivi condivisibili, ma non esenti da rischi significativi». Occorre peraltro salvaguardare “principi non negoziabili”, ha sottolineato il presidente Azzi, come «l’indipendenza del sistema da capitali esterni, soprattutto “impazienti” e speculativi, non tipici e idonei a supportare il credito cooperativo».
Dai rilievi della Banca d’Italia, ha infine spiegato Azzi, «emerge la chiara indicazione del metodo per raggiungere tali obiettivi, ovvero il maggiore grado di integrazione, esso stesso funzionale ad una maggiore stabilità e accresciuti livelli di efficienza». «Obiettivi che possono essere raggiunti attraverso strade diverse». «Siamo consapevoli che tempi sono stretti – ha concluso - lasciateci qualche settimana o pochi mesi».
Audizione Alleanza Cooperative
Non è il decreto legge "lo strumento idoneo" per affrontare la riforma delle banche popolari. Lo afferma l'Alleanza delle cooperative italiane, in audizione davanti alle commissioni Finanze e Attività produttive della Camera, sottolineando che "una maggior efficienza" del sistema è "obiettivo indiscutibile" ma non deve passare "necessariamente per l'omologazione di tutto il sistema creditizio al modello profit". In particolare, secondo l'Alleanza, uno dei fattori che sembra essere stato "sottovalutato è quello del pluralismo delle forme imprenditoriali nel settore del credito". In sostanza "la trasformazione da una forma societaria a un'altra avrebbe dovuto essere oggetto di una scelta dei soggetti interessati e non un atto imposto dall'ordinamento". Anche le correzioni che interessano le banche popolari con meno di 8 miliardi non sono meno importanti, osserva l'Alleanza delle cooperative. Per questi soggetti "risulta evidente l'obiettivo di omologare ancor più il modello originale di banca popolare con quello della società lucrativa, allontanandolo da principi e criteri cooperativistici".