L'appello per riconoscere le specificità del modello cooperativo.
L’Europa rischia di non cogliere la specificità delle imprese cooperative, applicando parametri di valutazione identici a quelli delle società di capitale. È l’allarme lanciato da Ericka Costa del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento durante il panel “Dall’economia dell’io all’economia del noi”, organizzato da Confcooperative nell’ambito del Festival di Trento.
«Quando si misura la capacità di impresa c'è una differenza sostanziale tra le cooperative e quelle di capitale» ha sottolineato Costa. «L’Europa non ha ben chiara questa distinzione e propone uno standard unico. Occorre un passo in avanti per rispettare le specificità». Il nodo centrale riguarda il sistema di valutazione dei bilanci: «Le cooperative non possono essere equiparate alle altre forme d'impresa, perché reinvestono gli utili per le generazioni future».
Un modello che ha trasformato il territorio
«La cooperazione ha salvato il Trentino dalla miseria – ha aggiunto Ericka Costa – cooperare ha massimizzato il bene comune. La cooperazione è un patrimonio culturale che va preservato e spiegato ai giovani. A partire da ciò che mangiamo, che arriva grazie allo sforzo di migliaia di agricoltori che se non si fossero messi uniti in cooperativa non sarebbero quello che sono oggi: alfieri del Made in Italy».
Il riconoscimento internazionale dell'Onu
«Nel 2012 l’Onu lanciò l'anno internazionale delle cooperative dopo la crisi del 2008, per promuovere un modello di sviluppo diverso – ha detto Giuseppe Guerini, presidente di Cecop –. E di nuovo nel 2025, dopo la crisi post-pandemica, le cooperative sono un modello che può contribuire ad abbattere le diseguaglianze. Un miliardo di persone nel mondo è socio di una cooperativa, il 12% della popolazione mondiale. 280 milioni di persone lavorano in cooperativa». Un fenomeno, ha precisato Guerini, «diffuso in tutti i continenti, pur se con differenze. In Italia le cooperative operano in tutti i settori, ma il nostro Paese ha istituzionalizzato la cooperazione sociale di cui è un modello mondiale».
La chiamata all’azione
«In momenti di crisi economica e sociale si fa appello a qualcuno che possa dare un contributo per il futuro – ha evidenziato il presidente Gardini –. La decisione dell’Onu di dedicare l'anno internazionale alle cooperative dopo pochi anni rispetto al 2012 è un segnale forte, indice delle difficoltà internazionali: guerre, diseguaglianze, incertezze economiche tra dazi e materie prime»
«Una legittimazione e un riconoscimento alla nostra funzione sociale, così come scritto nella Costituzione all’articolo 45, ma anche un richiamo all’azione. Un richiamo al quale le cooperative devono rispondere con la generosità che da sempre le caratterizza» ha concluso.