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"La Rubrica": Cooperative per lo sviluppo dei territori e 50 MLN di garanzie al Sud

"La Rubrica": Cooperative per lo sviluppo dei territori e 50 MLN di garanzie al Sud

Lo sviluppo nelle aree interne e 50 milioni di euro di  garanzie al Sud. Agroalimentare oltre i 36 mld di euro

venerdì 5 febbraio 2016

Lo sviluppo locale nelle aree interne: martedì 9 febbraio a Roma il seminario sul ruolo della cooperazione a sostegno delle comunità

Una giornata dedicata allo sviluppo locale nelle aree interne del Paese e al ruolo che la cooperazione può avere per incentivarlo. È il tema al centro del seminario previsto per il prossimo martedì 9 febbraio a Roma, a Palazzo della Cooperazione, per un incontro che si aprirà alle 10.30 con la relazione introduttiva della vicepresidente di Confcooperative, Claudia Fiaschi, e terminerà alle 16 con l’intervento conclusivo del vice segretario di Confcooperative, Marco Venturelli. Il programma si articolerà in 3 sezioni durante le quali interverranno numerosi ospiti per illustrare le caratteristiche socioeconomiche delle aree interne; per raccontare con testimonianze dirette le esperienze di cooperative che vi operano nei diversi campi dell’agroalimentare, del turismo, della sanità, del credito, del lavoro e del sociale, per poi analizzare le strategie più idonee a promuovere il modello cooperativo e approfondire il ruolo che Confcooperative può assumere in questo processo a sostegno delle comunità.

In allegato potrete trovare il programma completo della giornata.

Debiti Pa: da Cooperfidi e Fondazione Con il Sud garanzie per 50 milioni di euro a cooperative sociali e consorzi del Mezzogiorno 

Fondo di 5 milioni di euro e garanzie per altri 50 milioni a disposizione delle cooperative sociali, consorzi e organizzazioni non profit del Sud (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia) che vantano crediti verso la pubblica amministrazione. Le risorse sono disponibili grazie al fondo costituito da Fondazione Con il Sud, dai fondi mutualistici della cooperazione (Fondosviluppo, Coopfond, General Fond) e dalle finanziarie della cooperazione: Cgm Finance, C.C.F.S. e Cooperfactor. Fondo gestito da Cooperfidi Italia, il confidi nazionale della cooperazione e del terzo settore vigilato da Banca d’Italia, che rilascia le proprie garanzie alle banche e società finanziarie particolarmente attive nel settore sociale: Banca Popolare Etica, Banca Prossima, Bcc, Unipol Banca e Cgm Finance.

Saranno smobilizzabili i crediti vantati dai soggetti beneficiari verso la pubblica amministrazione per le seguenti attività: contratti di appalto; prestazioni di servizi; rimborsi fiscali; devoluzione 5xmille. Grazie alla revisione del regolamento che ne regola l’accesso, il fondo potrà garantire operazioni fino a 500 mila euro per cooperative ed associazioni, 1,4 milioni per i consorzi.

Nonostante le recenti iniziative promosse dal Governo Renzi per potenziare lo smobilizzo dei crediti delle imprese, le cooperative sociali, i loro consorzi e le associazioni non profit del Mezzogiorno denunciano ancora oggi una situazione pesante determinata da un lato dallo stock di crediti verso la Pa, oltre 450milioni di euro, e dall’altra dai tempi di pagamento scesi a 115 giorni, ma con punte prossime di 150 giorni in Calabria e Campania.

«Si tratta di risorse rilevanti – sottolinea Mauro Frangi, presidente di Cooperfidi – che potranno assicurare un’adeguata liquidità a cooperative, consorzi e associazioni impegnate ad assicurare, in partnership con il pubblico, servizi sociali che sarebbero altrimenti compromessi dalla spending review nella parte più povera del Paese».

Cooperfidi Italia, da parte sua, partecipa allo sforzo della Fondazione e degli strumenti finanziari della cooperazione assicurando alle cooperative e alle associazioni garantite un costo della garanzia particolarmente contenuto: l’1% annuo della garanzia rilasciata su operazioni rinnovabili a 12 mesi; 1% annuo (minimo 1%) per le garanzie prestate sulle fideiussioni commerciali e 2% dell’importo garantito sui finanziamenti chirografari.

«I debiti della pubblica amministrazione al Sud – secondo il presidente della Fondazione Con il Sud, Carlo Borgomeo – rappresentano un serio problema per le cooperative sociali e le associazioni impegnate in prima linea sul territorio, molto spesso a supplire lo Stato fornendo servizi sociali essenziali per i cittadini. Così al danno si aggiunge anche la beffa. La Fondazione Con il Sud sostiene progetti che sperimentano modelli di welfare di comunità, ma quattro anni fa abbiamo deciso di avviare insieme ad altre organizzazioni un fondo di garanzia con Cooperfidi per aiutare da subito le realtà in grave difficoltà. Uno strumento che abbiamo affinato nel tempo e che ora va ulteriormente promosso perché rappresenta una opportunità concreta per tutti, organizzazioni non profit, operatori, cittadini e anche le stesse Pa».

Osservatorio della cooperazione agricola: in piena crisi fatturato cresciuto quasi il doppio rispetto all'industria agroalimentare

Crescita nel Sud, politiche di branding ed export. Sono le 3 parole d’ordine del post crisi per il sistema della cooperazione agroalimentare italiana, che negli anni più neri (2011-2013) ha registrato una crescita del fatturato quasi doppia rispetto all’industria alimentare del Paese (+9% contro +5%). L’istantanea è stata presentata a Roma dall’Osservatorio della cooperazione agricola italiana, istituito dal ministero delle Politiche agroalimentari e forestali e sostenuto dalle quattro organizzazioni di rappresentanza delle cooperative dell’agroalimentare (Agci-Agrital, Fedagri Confcooperative, Legacoop Agroalimentare e Unicoop) e fornisce un identikit sempre più corposo del comparto. Per Nomisma, che ha svolto la ricerca, è di 36,1mld di euro il fatturato annuo (2013) prodotto dalle 5.024 imprese collettive associate, con 92mila addetti e 815.898 adesioni: numeri che collocano l’Italia al terzo posto per fatturato nella speciale classifica Ue della cooperazione agroalimentare e al primo posto per numero di imprese, rispettivamente con quote del 10% e del 27% sul totale delle compagini europee. «I dati evidenziati dall’Osservatorio – ha detto il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Giorgio Mercuri – se da una parte sono importanti e confermano il sistema vincente della nostra cooperazione, dall’altra indicano che ci sono ampi margini di miglioramento. È vero infatti – ha proseguito Mercuri - che non possiamo ancora parlare di modello italiano della cooperazione se prima non omogeneizziamo, anche in termini di valore prodotto, il sistema associativo su tutto il territorio nazionale e se non proseguiamo nel processo di aggregazione e potenziamento delle nostre cooperative. In questo modo i nostri prodotti – ha concluso - potranno contare di più sui mercati internazionali, che costituiscono il futuro sempre più prossimo per le nostre organizzazioni». Un percorso, annota la ricerca, già intrapreso con successo da 4 regioni italiane del Nord - Emilia Romagna, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto – che da sole valgono il 75% del fatturato complessivo del sistema cooperativo italiano. Regioni, queste ultime, a cui si deve gran parte della centralità della cooperazione nel sistema primario, con il 24% del giro d’affari totale dell’agroalimentare nazionale e il 36% degli approvvigionamenti della materia prima agricola.  

«Il settore agroalimentare oggi più che mai è al centro dell’attenzione del Governo e della politica economica – ha evidenziato il viceministro del Mipaaf, Andrea Olivero –, come dimostrano le scelte perseguite in questi mesi tese a una visione del settore che ha come punti di forza l’innovazione, la sostenibilità ambientale, la semplificazione, l’accesso al credito. Il mondo della cooperazione, e i dati lusinghieri che sono stati presentati oggi lo dimostrano, è in grado di valorizzare più di un terzo della produzione agricola nazionale, ha una notevole propensione all’export delle nostre eccellenze agro-alimentari. Dobbiamo certamente trovare soluzioni che possano ridurre lo squilibrio che anche quest’anno ritroviamo tra Nord e Sud, una sfida da perseguire collettivamente come sistema Paese. Perciò il mio impegno oggi è di proseguire quel lavoro di squadra finalizzato a garantire sul piano legislativo e normativo quanto risponde ai fabbisogni di questa agricoltura rinnovata che ha in sé la valorizzazione dei prodotti, dei territori, delle tradizioni e delle persone».

Per la responsabile Cooperazione di Nomisma, Ersilia di Tullio, che ha presentato la ricerca: «La cooperazione italiana ha retto l’onda d’urto della crisi. Superata questa fase occorre guardare avanti e porsi nuovi obiettivi di crescita, guardando a quel che avviene oltre i confini nazionali. In Francia, ad esempio, la cooperazione agroalimentare, con un numero di imprese pari a poco più della metà dell’Italia e quasi 85mld di euro di fatturato, rappresenta il 40% della produzione alimentare. Altro aspetto significativo dei francesi, è l’efficacia nel valorizzare i propri prodotti attraverso politiche di marca, con 1 brand alimentare su 3 che appartiene alla cooperazione».

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